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(strofe saffica minore)
Ad Alfredo Perrotti nel giorno
della sua laurea, 12 Agosto 1948
Nel giorno radiante in cui di lauro
una corona alle tue tempie avvolgesi,
ed il tuo cuor di calmi sogni palpita
e di piacer s’inebria,
quanta stima di te nella mia anima
coltivi, voglio dirti, e quel che dettano
gli spirti del mio cuore, a te che intrepida
vita vivesti e assidua.
Quando nel mio paese avesti nascita
e fanciullezza spensierata ed ilare,
destino vario e giovinezza ardua
l’oscuro fato davati.
Vivesti l’avventura già nell’arida
terra dei Faraoni, allor che fervida
adolescenza e avventuroso animo
i sogni ti destavano.
Ricordi poi quando passasti, agile
e forte efebo, alla palestra ginnica?
grato ricordo di passata epoca,
grato ricordo e fulgido!
e quando, sotto all’Appennino, a Spezia,
dal cielo udivi e dalle onde fluide,
occulta voce e di quell’arti magiche,
le cause recondite!
Quanto t’ammiro, e come sembro misero,
pur coi miei libri a te paragonandomi!
non ti bastava l’onda, nelle liquide
t’inabissasti tenebre!
Venne la lotta immane, e tu nel Nautilo,
sotto i marosi ardui celandoti,
passasti le colonne antiche d’Ercole,
e nell’azzurro Atlantico,
da l’onda immensa, l’ira ed il pericolo
sfidando del nemico, fino all’ultima
nebbiosa Tule ed alle verdi Esperidi,
tu ti spingevi impavido.
Che pensi? e dentro il cuore tuo qual fremito
ti si volvea, e quale calma l’animo
nutria quando passasti per le floride
germane terre e galliche!
Italia serva dispogliata e lacera,
restò alla guerra, e negli agoni insipidi
gettata, e senza regio serto aureo…
Tal la trovasti, e trovasi.
Ansia e bisogno te al lavoro spinsero
ed a Minerva. Nei severi studii
il farmaco cercasti alla tua anima,
d’ansie future trepida!
Poi quando Febo di fulgore splendido
entrò nel Toro, a te mostrò una tenera
feminea creatura, quasi fulgida
gemma della tua laurea.
Or calmo vivi, e puoi sognare placido,
assai lottasti, in un amore vivido
con lei per lunghi anni resta, tenero
amico e sposo provvido.
La vita è lotta faticosa e lubrica,
la morte è abisso nero e spaventevole…
vivi operando e nell’amore languido
ignora l’Ade orribile!
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